Un'impostura letteraria




Aveva studiato la medesima pagina da tempo immemore. Conosceva a memoria il suo contenuto, la serie arbitraria delle lettere e degli spazi che la componevano, il numero delle macchie ingiallite sul foglio, eppure ogni mattina ormai si ostinava ad aprire quel libro maledetto per un'ultima ripetizione, in attesa dell'interpretazione finale quella che gli avrebbe dischiuso il significato finale dell'opera e avrebbe reso ragione delle molteplici interpretazioni della stessa che nel tempo aveva realizzato. 
I primi tempi aveva pensato di ricondurre quella pagina alle numerose altre che aveva letto prima nello stesso libro, poi gli sembrò un atto assolutamente deterministico, perché il pensiero che affiora e zampilla così manifestamente in una sola pagina avrebbe dovuto essere ricondotto a ciò che l'autore aveva scritto dieci o soltanto tre pagine prima?

Rimuginava silenzioso tra sé. Per la stessa ragione, un giorno in cui era meno paziente degli altri, bruciò beffardamente tutti gli scritti dello stesso autore, perché non ne fosse tiranneggiato.
Un altro giorno strappò la pagina dal libro perché non venisse più soverchiato dal non più e dal non ancora.
Lesse ancora ad alta voce tutte le mattine la stessa pagina. Decise di non leggere più altro per non scorgere altrove le abominevoli implicazioni che moltiplicavano quella pagina nel verbo degli ispiratori, degli epigoni e in quello dei detrattori e degli estimatori.
Si risolse, dunque, che avrebbe dovuto dimenticare il resto delle letture fatte nella sua vita per giungere alla purezza di quel frammento. Pensò quindi che il modo migliore fosse la lettura litanica e cadenzata di quel passo e la rottura della punteggiatura. Provò poi ad inserire virgole ove esse non erano, quindi ad eliminare le pause più lunghe che erano esplicitamente segnalate in quelle poche righe.
Si dedicò, con lavoro certosino e maniacale a riscoprire la genealogia delle parole espresse, cercando significati reconditi e usi decaduti nel cimitero delle lingue che il tempo ha seppellito.
Riscrisse allora il testo secondo la nuova metrica e il nuovo senso che la sua ricerca archeologica gli aveva dettato, ne gioì in principio. Come altri prima di lui, ne rimase deluso nel distacco. Bruciò tutto il suo lavoro e visse per dimenticarsene. Prima di morire ricopiò quella pagina che tanto tempo aveva studiato e in margine al foglio scrisse il suo nome e cognome.
Della sua opera è tutto ciò che ci resta.

Commenti

Post più popolari