Solaris - Stanislaw Lem
"Per modo intendo le affezioni della Sostanza, ossia ciò che è in altro, per il quale anche viene concepito"
(B. Spinoza, Etica, I, def .5)
Ammetto innanzitutto di non aver mai letto un romanzo più filosofico e assoluto di questo (Sellerio, 2013). Lem riesce, con un interrogativo primordiale e pressante, ad interessarci dall'inizio alla fine del racconto alle aporie e contraddizioni della teoria della conoscenza. L'uomo sarà mai in grado di conoscere veramente qualcosa al di fuori delle categorie umane, o le sue categorie lo inchioderanno sempre ai suoi preconcetti. In fondo si tratta di stabilire se l'oggetto delle nostre indagini prenda la forma sulle ipotesi, sulla base dei discorsi e persino sul linguaggio che utilizziamo nei processi analitici o, se, al contrario, l'oggetto e l'ambiente fuori di noi sia universale e conoscibile, e, quindi, sia possibile disvelare attraverso scienza e linguaggio la sua intima verità.
Pianeta Solaris, spazio tempo imprecisato, nuova terra di conquista, un nuovo continente americano da colonizzare? Impossibile, il pianeta con il quale l'uomo cerca di venire in contatto già da decine di anni è composto principalmente da una materia acquosa organica di tipo colloidale. Difficile capire se sia una sostanza senziente, ma studiando la gravità e il moto del pianeta si comprende presto che l'umanità si trova di fronte ad una sostanza intelligente, in grado addirittura di influire sull'andamento gravitazionale, sulla tenuta della biosfera e sul suo moto intorno a due soli. Ma questa entità possiede i suoi scopi, dannatamente incomprensibili ad un cervello umano, e malgrado il fiorire di una scienza "solaristica", i progressi sono ineludibilmente sovrastati dalle domande e dai dubbi. Il discorso si allontana sempre più dall'oggetto, anzi "la solaristica" occupa con interesse i campi degli studi delle scienze e della filosofia diventando oggetto a parte rispetto allo stesso pianeta. La stessa contesa diventa materia di dibattito e discorso, la scienza e la bibliografia si espandono e diventano esse stesse discorsi di discorsi. Ogni classificazione si porta dietro un modo di vedere e pensare Solaris, in cui nessuna è neutrale, ma tutte nascondono un'intima volontà di potenza. Quanto più si espande il logos intorno al pianeta tanto più si allarga la frattura e l'intima comprensione della sua essenza che nel frattempo inizia ad esprimersi.
Dalle pieghe dei suoi bordi, dal fulcro colloso, melmoso dei suoi profondi abissi emergono mimoidi, simmetriadi e asimmetriadi, concrezioni gelatinose, aggregazioni di materia collosa di varie forme che esplodono e implodono con particolare potenza dopo una breve manifestazione fenomenica, spesso uccidendo involontariamente alcuni sfortunati esploratori. Gli umani rimangono particolarmente colpiti da tali manifestazioni che divengono per loro cariche di segni, spunti e interpretazioni, presagi. Il contatto ha inesorabilmente condizionato entrambi gli universi. L'entità testardamente continua ad agire secondo i suoi fini, mentre l'uomo non meno testardamente continua ad equivocare segni, a sbandare seguendo la meccanica della semantica umana che non corrisponde a quella dell'entità aliena di fronte: "Noi uomini partiamo per il cosmo pronti a tutto: alla solitudine al martirio e alla morte. Anche se per pudore non lo proclamiamo a gran voce, spesso siamo convinti di essere delle persone straordinarie. In realtà quello che vogliamo non è conquistare il cosmo, ma estendere la Terra fino alle sue frontiere... Siamo nobili e umanitari, non vogliamo asservire altre razze ma solo trasmettere loro i nostri valori e, in cambio, impadronirci del loro patrimonio... La verità è che cerchiamo soltanto la gente. Non abbiamo bisogno di altri mondi, ma di specchi".
Su questa china del fraintendimento, avviene l'ulteriore creazione dell'entità, un perfetto e crudele miracolo. L'ultimo presidio umano rimasto sul pianeta per studiare l'attività dell'oceano si trova "visitato" da altre elaborate espressioni di quella entità. Non più espressioni astratte, smisurate, indeterminate, ma unità concrete con fattezze e atteggiamenti ben precisi. Quei nuovi visitatori dentro la base ricalcano e riproducono in maniera pedissequa i caratteri e le sembianze corporee di umani a cui gli studiosi erano affettivamente legati sulla Terra. Ognuno di loro ne subisce il fascino e la sciagura. Come nascano questi automi all'improvviso dentro la base e perché perseguitino con accanimento i tre ricercatori non è umanamente comprensibile.
Lo psicologo Kris Kelvin giunto sulla base per ultimo dopo il suicidio del collega Gibarian, deve affrontare il simulacro della ex compagna, morta anch'essa suicida dopo una discussione con lui. Con essa intrattiene un complicato rapporto fatto di rimorso, tristezza e mal d'amor perduto, insieme ad una delicata protezione che tende ad occultare all'automa la sua artificiosità. Tuttavia, il ricercatore deve presto misurare che il simulacro che ha di fronte non è la riproduzione malvagia di un disegno teso a carpirgli segreti, quanto piuttosto un'espressione dell'entità, ma dotata di coscienza, che finisce per comprendere e soffrire del suo status di "copia", fino alla drammatica ripetizione del suicidio.
Le espressioni del pianeta sono legate alla sua essenza di produttore di materie organiche neutriniche, del tutto estranee alla realtà umana e al tentativo di comprenderle e assoggettarle nel proprio orizzonte. L'oceano solariano, forse nel tentativo di riprodursi o magari per un banale automatismo, permeando e incuneandosi tra i ricordi, desideri e rimorsi dei suoi ospiti in qualche modo forse era riuscito a creare un ponte imperfetto tra sé e loro, probabilmente persino obliterando o passando sopra al fatto che le copie create avrebbero sviluppato una coscienza sofferente e imperfetta di loro stesse. "Un Dio dall'onniscenza e dall'onnipotenza limitate, fallibile nel prevedere le conseguenze dei suoi atti, ... che in vista di certi fini ha creato dei sistemi o dei meccanismi i quali, però, questi fini li hanno oltrepassati e traditi".
Un'entità imperfetta, quindi, che opera aldilà del bene e del male e che somiglia clamorosamente a quella creata da Philip Dick nelle Tre stimmate di Palmer Eldritch, quella che se ne sta a mani vuote e che vorrebbe aiutare, ma non può più di tanto, ma che in realtà se ne distanzia enormemente. Infatti, mentre il Dio inoperoso di Dick agisce al di fuori del tempo e dello spazio e dei simulacri che crea (lo stesso Palmer Eldritch potrebbe essere appunto nient'altro che una sua emanazione/manifestazione ammette Anne a Barney), l'oceano di Solaris è artefice delle stesse regole che ne segnano intimamente la sua attività, causa immanente dei suoi stessi processi, espressione e modificazione dei suoi stessi mimoidi e simulacri, come la Sostanza di spinoziana memoria. Un'entità che esiste ed opera solo nella materia e che non riesce a liberarsene, mentre in realtà, forse, non vorrebbe altro.
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