Sir Gawain e il Cavaliere Verde - David Lowery
Questo oscuro e complicato preambolo rappresenta la chiara e distinta decisione di scrivere del film che più di ogni altro è rimasto impresso nella mia testa negli ultimi 3 anni e di cui sentivo nel profondo di non poter non scrivere. Sì, un film da me molto amato, ma altrettanto complicato e oscuro, simbolico e mistico, non di certo un capolavoro, tuttavia che ha il merito di affrontare tematiche e fenomeni che in questo piccolo spazio sono sempre state centrali e all'incrocio di territori e discipline diverse: il linguaggio, l'obbligazione del giuramento e cioè il complesso rapporto tra le parole e le cose.
Lowery rielabora in maniera originale il tema della saga arturiana, mettendo in scena un giovane Gawain desideroso di mostrarsi degno del cavalierato. Nelle stanze oscure della reggia di Camelot, la luce gialla sulfurea non basta a rischiarare il crepuscolo di una corte in decadenza. Artù e Ginevra guidano vecchi una corte stanca, esausta. Magia nera e credulità prosperano nella reggia. Misteriosamente, forse evocato dalla madre di Gawain, irrompe a corte il Cavaliere Verde, un tronco nodoso a cavallo che sfida la corte ad un duello singolare: il Cavaliere che avrà il coraggio di sferrare un colpo su di lui vincerà la sua ascia verde, ma dovrà recarsi alla Cappella Verde il Natale successivo e ricevere in cambio un colpo di eguale fattura.
Al silenzio di una reggia titubante e spaventata si para Gawain, che afferra a due mani l'arma e colpisce di netto al capo l'enorme albero, recidendone la testa. Dopo un'iniziale sospensione il misterioso Cavaliere riprende potenza vitale e ricorda il patto solenne al giovane eroe. Entro un anno esatto si sarebbe dovuto presentare alla cappella verde per ricevere lo stesso colpo.
Qui ha inizio il viaggio mistico e carico di significati etici e simbolici di Gawain. Un pellegrinaggio coraggioso e sfidante che è impossibile non amare, un viaggio strano, pieno di intoppi, come lo è quello di ognuno di noi, con le sue cadute grossolane, gli errori i fallimenti e la paura di non farcela. Un viaggio meravigliosamente umano, troppo umano, in cui vulnerabilità e debolezze, anche se localizzate nell'immaginario di saghe e leggende popolari con fantasmi, giganti e castelli incantati, empatizza nel profondo con le reali tristezze incostanti di eventi incerti che vorremmo non accadessero. L'eroe si imbatte nella paura, che non è razionalizzabile. Non si teme qualcosa perché abbiamo pensato razionalmente che possa farci male, ma perché qualcosa è già temibile in sè, smisurata, enorme, non controllabile. Ci si accorge di ciò che fa paura, perché ci si trova già nella situazione emotiva della paura, scriveva Heidegger. Gawain affronta la paura non solo come eroe cavalleresco, ma come un essere umano vulnerabile e complesso.
Ma il viaggio inizia per un'obbligazione originaria. Per un giuramento, un patto sacro tra il giovane e lo strano cavaliere che è inscindibile e a cui Gawain si sente mostruosamente legato. Questo è il tema mistico che non può essere sciolto senza scendere nell'abisso della parola, delle ragioni per cui la parola lega e stringe vincoli indissolubili. "Allevare un animale, cui sia consentito fare delle promesse, non è forse precisamente questo il compito paradossale impostosi dalla natura per quanto riguarda l'uomo?" Questo pezzo meraviglioso della Genealogia della Morale di Nietzsche aiuta ad inquadrare più da vicino il tema. La natura dell'uomo sarebbe "l'innaturale" facoltà di promettere (dove innaturale è da leggere come convenzionale). Scrivo "promettere" insieme alla capacità dell'uomo di ricordare, e ricordare le promesse fatte e sapere che il diritto di promettere è una cosa seria, che chiama in causa la responsabilità ad osservare ciò che si è promesso e a non infrangere i patti. Il Cavaliere Verde, con il suo impianto etico e simbolico diventa l'allegoria di questo vincolo pattizio, mostrando il rischio e il coraggio necessari per onorarlo.
L'impresa eroica che muove l'indomito viaggio di Gawain è quella di conservare la conformità tra le parole e le cose, perché nel giuramento è appunto in questione la corrispondenza tra le parole e le cose. Se si rompe il nesso che unisce il linguaggio e il mondo, allora tutto è possibile e l'intero Universo, scricchiolando, scivola nella menzogna, nella guerra e nella morte. Tutte le immagini del Mondo possibile in distruzione che appaiono a Gawain se mai decidesse di sottrarsi alla promessa originaria.
Ma Sir Gawain affronta coraggiosamente senza mediazioni magiche e orpelli la responsabilità della parola data. Sceglie, infine, l'essenza profonda dell'Essere Cavaliere: mantenere fede ai patti.
Qualunque strada tu scelga, sappi che il tuo scrivere ha lasciato un segno. E se mai deciderai di tornare, troverai che le parole, come vecchi amici, ti aspettano sempre.
RispondiEliminaBuona fortuna per tutto
Grazie mille di queste preziose parole di incoraggiamento e sono felice di aver potuto trasmettere qualcosa. Non credo smetterò mai di scrivere, solo al momento è abbastanza complicato conciliare con tanti impegni. Un grande abbraccio.
EliminaNon sta mollando, stai andando a cercare il tuo Graal. Che il tuo viaggio ti mostri la via e ti faccia ritornare a noi 🍻
RispondiEliminaCommento epico e centratissimo... Grazie Jean Jacques, tanta stima.
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