Possessor - Brandon Cronenberg

Vivere sine proprio

Francesco da Assisi 


Possessor biforcazioni

Il filone su cui il film scava è quello noto del virus colonizzatore: la simbiosi/lotta per la vita tra un soggetto ospitante e agente esterno all'interno del corpo. L'influenza dell'uno sull'altro è un tema molto esplorato in letteratura (King, Dick, Saramago tra gli altri) e al cinema su tutti proprio dal padre di questo giovane regista. D'altronde, la stessa presenza di Jennifer Jason Leigh appare un rimando diretto a Existez. E già perché il lavoro del giovane Cronenberg nonostante il filone noto, porta con sé e sviluppa qualcosa di profondamente originale, che nasce dalle paure contemporanee del transumano, dalle utopie contemporanee dei ricercatori della Silicon Valley, e si interseca in una politica di potenziamento del corpo umano con innesti e apparati biotecnologici. Eppure, nonostante la maestria di un ritratto di uno scenario genuinamente distopico, Possessor non mantiene quello che promette. Se, infatti, da una parte denuncia lo strapotere di multinazionali tecnologiche che possono spiare le vite private per accedere ai dati più intimi degli utenti e attività cyberbiologiche che riescono persino controllare i corpi altrui per trame finanziarie e affaristiche, tutto pare finire ad "afflosciarsi" nelle contrizioni individuali (certo di grande spessore) della protagonista assassina. Sebbene i punti di rilievo sui quali riflettere siano moltissimi ne emerge uno di grande importanza che però purtroppo non è stato sviluppato fino in fondo. 

Il quesito che Cronenberg non ha portato alle estreme conseguenze è quello della proprietà. Sin dove si estende il diritto di proprietà di un bene? Se tutto è appropriabile, anche la sfera intima degli individui e persino il loro corpo è un campo di lotta e di appropriazione. Allora il corpo diventa non solo strumento di comunicazione e trasformazione della realtà, ma di appropriazione per arrivare ad altra proprietà (azioni e soldi). E la proprietà, poiché imprigionata nella sua stessa finitezza (per citare Walter Benjamin che è esplicitamente richiamato anche nel film) crea sempre ingiustizia e un crimine originario. Cronenberg, pur nel contesto di una narrazione intelligente ed emotivamente coinvolgente che tiene incollati sino alla fine, sembra però sciogliere e annichilire la portata enorme di questo universo in lotta per il possesso materiale di beni. 
Possessor
In questa spirale conflittuale tra possessore e posseduto, infatti, il conflitto si conclude nella sintesi di un soggetto risolto che ritrova le sue facoltà e il suo potere sul corpo; mentre proprio la costante fragilità, le tensioni sessuali, l'incedere e le balbuzie non hanno fatto altro in tutto il film che affermarne la totale inappropriabilità a qualsivoglia soggetto. Siamo lontani dallo splendido finale de "la cosa" di Carpenter, o da "Le tre stimmate di Palmer Eldritch" di Philip K. Dick, per citare un esempio letterario, in cui ogni signoria sul corpo è del tutto impossibile, perché ogni esperienza di alterità radicale mette in pericolo qualunque identità individuale, e dopo la lotta per la vita non si capisce più chi si è, né che cos'è diventato il proprio corpo.

Commenti

Post più popolari