1793 - Niklas Natt Och Dag

1793 Niklas Natt Och Dag

Nel gelido anno 1793, mentre Stoccolma affronta l'apogeo della modernità e della sua decadenza morale, Niklas Natt Och Dag ci guida attraverso un memorabile noir climatico e geografico con il suo romanzo (ed. Einaudi).

Un cadavere gonfio e orrendamente mutilato è ripescato nelle gelide acque melmose del piccolo lago di Fatburen. A trarlo fuori dalla melma è stato Mickel Cardell, una figura tormentata e distorta dalla sua personale connessione con il male circostante. Egli è una guardia urbana che spende i pochi spicci del suo mestiere affogando i suoi incubi nelle peggiori birrerie e locande malfamate della città.  La sua esistenza è intrisa di un'oscura simbiosi con il cadavere, come se nella sua mutilazione, Cardell sentisse il richiamo di un destino condiviso. Il suo arto mancante, offerto in pegno per sostenere le mire imperiali di re Gustavo III, diventa un simbolo palpabile delle ferite inflitte dai sogni dei potenti sulla carne viva del popolo. Deleuze scriveva che entrare nei sogni degli altri rischia di inghiottirci, e quando i sogni sono quelli dei re, le conseguenze si inscrivono come cicatrici profonde nei popoli. 

Mickel Cardell è un uomo segnato, il cui corpo è una testimonianza fisica della tirannia del potere. Attraverso le sue notti di angoscia e le giornate trascorse nell'oscurità delle birrerie, Cardell è l'emblema dei reduci di un'epoca segnata dalla violenza e dalle cicatrici morali. Il male in tutte le sue sfumature, genera un ciclo inestinguibile, come il riflesso di uno specchio rotto continua a moltiplicare i suoi simulacri. La mutilazione di Cardell è non solo la disgrazia personale di un reduce, ma anche un dramma universale delle conseguenze delle azioni dei potenti sulle persone comuni.

In questa tempesta morale Mickel Cardell coinvolge un acuto detective di rigorosi principi, una sorta di pubblico ministero dalle grandi capacità intellettuali, su cui una polizia cittadina completamente allo sbando e in preda allo spoil system e al carrierismo, si appoggia molto nella risoluzione dei casi, Cecil Winge emerge come un Jinn dalle nebbie della baia di Danviken. Dei Jinn possiede l'acuto spessore intellettuale, ma anche l'eterea figura. L'ispettore è molto malato, affetto da tisi e contrito da tosse di sangue, che difficilmente riesce ad occultare nel suo fazzoletto nero. Tanto per Mickel, quanto per Cecil, scoprire a chi appartengono quei resti, diventa una missione che evade da quel misero corpo e investe i concetti di salvezza e riscatto.

Un corpo morto è un carico di indizi, essi vengono sviscerati attraverso diverse sedute di autopsia. Pur privato della lingua, quel cadavere racconta una storia. E' la storia di un male antico, atavico, che riposa nelle architetture sfrondate di una tenuta di campagna di una casata decaduta. La rovina coincide con il male, come nella più famosa casa Usher di Poe e il male si coniuga nelle architetture divelte, nella campagna incolta e abbandonata prima che all'interno dei personaggi. In questo scenario intricato, l'autore, con maestria, dipinge il male come una forza onnipresente, intrecciata nei dettagli architettonici e radicata nei segreti sepolti della storia familiare. Attraverso la narrazione di questo corpo senza vita, emerge una verità più grande: il male può manifestarsi in molteplici forme, trasformando e modellando non solo strutture fisiche, ma anche l'anima stessa dei personaggi, intrappolati in questa danza oscura di indizi e rivelazioni.

Niklas Natt Och Dag

Tanta decadenza esteriorizzata, estetizzata fino al parossismo, non può che rivelare che il vero malato di Niklas Natt Och Dag è la società svedese nella sua interezza. Quel corpo brutalizzato urla la verità di una nazione tormentata dalla reggenza di Reuterholm. Sotto la superficie della facciata regale, il tessuto sociale è corroso da metodi sommari di un corpo di polizia corrotto, in parte a causa della miseria salariale dei suoi membri. La delazione, una prassi consolidata, si insinua come un veleno che logora la fiducia tra i cittadini, mentre il fango limaccioso su cui poggiano le fondamenta della vecchia aristocrazia svedese diventa terreno fertile per la crescita del male. L'ancien regime è moribondo, incombono su di esso trasformazioni che vengono dalla Francia rivoluzionaria, cadono teste coronate e la paura si diffonde in una classe sociale assuefatta al sollazzo e a riti segreti violenti e incontrollati. Ma i mostri emergenti non sono migliori di coloro che promettono di sostituire, altrettanto corrotti e malvagi. Il male non fa distinzione di classe e l'abiezione permea tra gli oppressi e gli oppressori.

Eppure nelle peripezie, nelle pieghe dei rimorsi e nella sofferenza morale e fisica dei due detectives, Niklas Natt Och Dag, nasconde una possibilità di redenzione. Le vie di scampo sono spesso angusti e intricati passaggi da scavare o un'esile fiamma che si tiene fra le mani, poco nel 1793 che è l'anno più freddo della storia, tuttavia pur sempre l'unica flebile possibilità di salvezza in mezzo a tanta degradazione.

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