Poor Things (Povere Creature) - Yorgos Lanthimos
In una Londra distopica di fine Ottocento una donna incinta si suicida gettandosi da un ponte, quello che succede successivamente narra un'avventura per la riappropriazione dei diritti sul suo proprio corpo da parte del cervello del suo feto. Sì esatto, conviene rileggerlo perché sembra davvero difficile. Eppure questo è l'elemento di grande originalità del film, il cervello del feto della donna è ricucito nella scatola cranica del suo corpo, dall'anatomopatologo Godwin Baxter, un immenso Willem Dafoe, e l'esperimento appare funzionare. La novella Frankestein prende vita. Evidentemente, siamo già di fronte a due elementi determinanti: un uomo si appropria del corpo (cadavere) di una donna e una donna si riappropria del proprio corpo. Tutta la vicenda si complica e diffonde da questa duplice signoria su uno stesso corpo, un campo di forze e tensioni si misurano su un unico grande protagonista: il corpo della donna. Non c'è dubbio, il tema centrale è il diritto all'autodeterminazione del corpo di una donna, messo in contrasto con la proprietà e il dominio maschile. Il film fa una critica della società patriarcale e delle sue norme attraverso la figura di Bella, che esplora e afferma la propria autonomia e identità in un contesto di radicale sperimentazione e anarchia sociale.
Eccoci di fronte ad un altro crocevia che è un'altra lunga traccia del film del regista greco: la mente e un cervello sono sempre incarnati in un corpo, spinozianamente, la mente umana non percepisce niente fuori di essa come esistente in atto, se non attraverso le idee delle affezioni del suo corpo. Cioè, per essere chiari il più possibile, dalla materia prima degli incontri che fa il corpo si formano corrispondenze rappresentative che danno forma alla mente che combinandole autonomamente da vita a mappe complesse. Empatia ("poor things"), coscienza, coscienza di classe, Bella evolve. La mente è il risultato biunivoco dell'incontro corpo/mondo/cervello, è la loro interazione complessa che rende possibile un'intelligenza e un pensiero. La protagonista di Lanthimos è il mostro che sperimenta su di sé la favola dell'appropriazione di un corpo. Se questo film ha un merito, secondo me, è proprio quello di ricordarci che i nostri corpi sono gli ineludibili punti di vista sul mondo. In un libro molto divertente, ma molto serio, L'Uomo che scambiò sua moglie per un cappello (lo è proprio perchè riflette su fenomeni particolari che riguardano il disallineamento mente corpo) Oliver Sacks descrive lo strano caso capitato ad una sua paziente che, un giorno, a seguito di un attacco di calcoli, aveva smesso di sentire il suo corpo come proprio. La paziente aveva perso la propriocezione del proprio corpo, quel flusso sensorio continuo ma inconscio che ne controlla e adatta la posizione. Dunque ogni suo gesto da quel giorno risultava artificiale, costruito e la paziente doveva eseguire una sorta di comando cosciente sul proprio corpo per stare in piedi e parlare. Gli aspetti di cose per noi fondamentali sono nascosti nella loro familiarità e semplicità. La manifestazione del nostro corpo come supporto e punto di vista sul mondo è un dato sul quale non dobbiamo riflettere, ma che abbiamo con la nascita. Bella Baxter invece no, come la paziente di Sacks è costretta a riflettere e rendere cosciente ogni manifestazione ed incontro del proprio corpo con altri corpi e realtà.
Certo è abbastanza evidente che siamo di fronte ad una favola femminista, non lo si può negare, perché è un'avventura di in cui una donna afferma il diritto all'USO del proprio corpo contro tutti i diritti di proprietà su di esso, persino quello del proprio padre creatore, l'unico personaggio maschile ad avere uno sviluppo e una profondità rilevante. Bella può agire con agevole propensione allo scandalo e all'osceno non conoscendo i costumi, le sovrastrutture e il linguaggio della buona società. Un cervello di un bambino abita il suo corpo e il mondo circostante plasma la sua nuova tempra. L'orizzonte maschile è retto dalla proprietà e dal possesso, quello di un bambino dal corpo di donna dall'uso e dalla sperimentazione. Forse troppa polarizzazione dei caratteri, l'ambientazione in una Londra irreale e l'ipostatizzazione del maschio in padrone e seduttore finisce per svilire e creare un teatro delle marionette che rischia il cabaret in alcune occasioni, ma il film rimane molto intelligente, colto e pieno di spunti.
Per me incredibilmente riuscito e senza scivoloni, i caratteri maschili sono coerenti con l'epoca - tra l'altro, con lei resterà il solo che saprà allargare il proprio sguardo, così come si allarga l'aspect radio dell'inquadratura.
RispondiEliminaFiaba femminista coerente e consapevole, lontana da facili slogan.
Più complessità ai personaggi maschili avrebbe rafforzato l'impresa della protagonista e nel complesso la struttura della fiaba femminista come la chiami bene te, ma è solo una sfumatura, anche per me un film riuscito e intelligente.
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