Cartas da guerra - Ivo Ferreira
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Ogni parola scava uno iato che separa l'uomo dalle pastoie del quotidiano, marca l'ambizione delle proprie speranze e delle proprie volizioni, ma non occulta l'universo merdoso della sua genesi. Ogni volizione esprime tanto il sentimento dello stato verso cui si tende quanto quello da cui ci si distacca, essa si nutre tanto di un moto a luogo, quanto di un moto da luogo. Ogni amore, affezione e sentimento nasce ed è indissociabile dall'avversione per il posto e la condizione che il nostro corpo occupa in quel momento. Ciò che è più lontano implica ciò che è più vicino, ciò che è più vicino esplica ciò che è più lontano. La forma è il mezzo: un enfatico e passionale labirinto in lingua portoghese traccia un potente transfert tra la guerra e la donna lontana.
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L'uomo occidentale, ripieno dei suoi segni significanti, resta solo e in attesa, guscio vuoto, come nel deserto dei tartari.
Però, forse, quando si è scesi nella più profonda indecenza e dalla bassezza di un uomo sconfitto e alle corde, lì quando è in gioco l'essere o il non essere più, forse solo allora, può nascere il grido di rivolta che sottende la più alta redenzione, nella forma di una lettera dal fronte.
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