Sils Maria - Olivier Assayas

La mia formula per la grandezza dell'uomo è amor fati: non volere nulla di diverso, né dietro né davanti a sé, per tutta l'eternità  

                                                                                                                   F. Nietzsche, Ecce Homo 

 

Alta Engadina, Sils Maria, 1882, un uomo viene toccato dalla profonda realtà che permea tutte le cose, dalla vetta della contemplazione, il momento in cui l'eterno si approssima massimamente al divenire. 

Alta Engadina, Sils Maria, un film diretto da Olivier Assayas. Maria, (Juliette Binoche eccezionale) attrice ormai affermata, viene improvvisamente colpita da un lutto formidabile, muore a Sils Maria il regista che l'ha resa famosa e lanciata nella sua celebre carriera. Il colpo è tale che ha bisogno di una mediazione, una riflessione su di sé e sul tempo che è passato. Maria viene accompagnata nel percorso verso la Svizzera e in quello più complicato della ricostruzione di sé e della propria identità, dalla propria fedele assistente Valentine. Si scopre che il maestro se ne è andato vecchio e malato per scelta e ha lasciato una pesante eredità a chi è rimasto: la convivenza con il passato scomodo di ciò che è stato. Tiranneggia e tira le redini su tutta la vicenda la sua vecchia piece teatrale su un sordido amore lesbico tra due donne, Sigrid una giovane seducente, in carriera che emana autostima da tutte le parti e un'altra, Helena, di mezza età di una bellezza sfiorita, decadente, che si innamora perdutamente della prima fino all'annientamento individuale e sociale. Maria ha impersonato la giovane 20 anni prima, allora ha trionfato e posto le basi del suo successo, con la sua recitazione moderna, perché è stata capace di sedurre dentro e fuori le scene. 

20 anni dopo Maria assomiglia al sempre di più al fantasma della seconda donna. Fatale che le venga proposto finalmente di impersonarla da Claus, un regista che ha in mente di ri-portare la piece a teatro e ri-evocare la memoria del maestro scomparso. Inizia ad incombere su Maria la maledizione del tempo divoratore e della invidiosa vecchiaia che tutto distruggono dopo averla intaccata coi morsi degli anni? O forse che il tempo non è altri che il meccanismo rivelatore che consente di smascherare la verità profonda delle cose aldilà delle configurazioni provvisorie che si possono assumere? E già perché a vederla in questo modo tutto assume un'altra prospettiva. Maria/Sigrid diventa Helena, si invera in lei. Tutto ciò che profondamente sente e che porta verso questa maledizione tragica viene dapprima beffardamente esorcizzato e allontanato come un calice amaro. Poi però, persino l'asettico rapporto di lavoro con Valentine, in un turbine concentrico di prove di intensità crescente, viene fortemente intaccato da gelosia e ansia di possesso. L'amore è anche una signoria, un dominio di uno sull'altro, e non si ama mai insieme e allo stesso modo.

Helena si ripete in Maria e Maria diventa gradualmente Helena, come a suo tempo era divenuta Sigrid. Ecco il momento in cui l'eterno si approssima massimamente al divenire, un pensiero che avvicina alla follia. Tutte le cose sono destinate a ripetersi nella differenza, ma non esiste alcun immutabile, neppure il passato, niente che inchiodi a ciò che è stato vissuto, tutto ritorna ma niente è mai quello che era prima. Il carnefice diverrà finalmente preda, il padrone diverrà finalmente il servo, il dominatore finalmente dominato. E nel lento scivolamento dei personaggi verso l'inveramento del loro autentico destino Assayas compie per me un autentico capolavoro. Anche il passato è materia plastica, plasmabile, non un Dio indomabile che ci tiranneggia e ci costringe ad una maschera, ma qualcosa che ci avvicina alla verità dei nostri cambiamenti. "Diventa ciò che sei" scriveva Nietzsche intendendo con ciò che la nostra identità non è niente di precostituito, ma sempre qualcosa da definire e costruire. L'ultima metamorfosi è quella che non abbiamo ancora finito di compiere. Maria/Sigfrid diventa Helena, e in un camerino di un teatro anche finalmente padrona del tempo, consapevole, forse, che tutto ciò che è accaduto sia anche ciò che si voleva che accadesse, ciò che diviene e muta sia ciò che si vuole che sia il presente, e che ciò che sarà si trasformerà in ciò che si vorrà nel futuro. Un potente dire sì alla vita e al proprio destino.

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