Memory - Michel Franco

Memory - Michel Franco

L'oblio è una facoltà creatrice, lo scriveva Nietzsche nella Genealogia della Morale, lo ripete Michel Franco con un film intimo e delizioso. Siamo molto lontani dal suo canone, non c'è la violenza del Messico, l'ingiustizia sociale, eppure i quadri compositivi e le armonie di alcune scene che nascondono tragedie dietro l'angolo, ripetono e innovano lo stile di Sundown, che per me rimane un autentico capolavoro del genere.

Memory è un gioco intorno ai ricordi, ricordi che non aiutano a vivere per chi deve superare un trauma come Silvia, una giovane madre che scappa da 13 anni all'incubo dell'alcolismo e a qualcosa di più profondo. Lo capiamo presto, quando ad una festa incontra Saul, un coetaneo un po' trasandato nel vestire, inquietante nei modi e nella sua insistenza silenziosa. La donna se ne va, cercando di seminarlo, ma ottiene di trascinarlo fino alla propria abitazione. Saul si accampa lì sotto per tutta la notte. Perché anche Saul sta cercando di aggrapparsi a dei ricordi che sfuggono, una nebbia impalpabile circonda le riminiscenze che lo hanno trascinato sotto casa di Silvia. L'uomo soffre di demenza ed è condannato a dimenticare tutte le esperienze a breve termine, anche la trama di un film mentre lo sta vedendo. Però qualcosa di più profondo lo ha trascinato sotto casa della donna. Un'epifania, una traccia della memoria, quelle che Proust ci ha insegnato con la Madeleine. Qualcosa di più profondo e ancestrale delle registrazioni a breve termine.

Silvia, cercando di vincere le sue paure viscerali per sé e per la propria figlia adolescente, aiuta l'uomo a rincasare. Come tutte le persone affette da questa patologia, Saul porta al collo, una targhetta con una persona da chiamare quando si perde, quando il mondo diventa una nebbia indecifrabile. Così Saul dopo una notte ghiacciata all'aperto torna a casa col fratello. 

Ma anche Silvia teme di aver riconosciuto qualcosa. Un incubo del passato che torna a farle visita, un nero che, nonostante le porte serrate, e l'allarme in funzione, non si può lasciare fuori dalla porta della coscienza. Quel nero inconscio guida la sua vita come un destino e allora, forse, per una volta, occorre farci i conti. Così torna da Saul. E' lui il ragazzo che ha abusato di lei da ragazzina? E' lui che le ha fatto cambiare scuola? Ha scavato un solco con la propria famiglia? I ricordi non aiutano a vivere, ma Silvia ha avuto occasione per una volta di nominare quella ignominia, quel marchio che ha sempre cercato di nascondere con alcol e una vita in costante allerta. Finalmente quel nero ammasso di memoria del passato assume una forma contro cui lottare. E mentre cerca di portare avanti la sua vita, iperprotettiva e spaventata dai pericoli e le insidie che si pongono sulla strada di sua figlia adolescente, mentre fa i conti col proprio passato, sente che qualcosa di nuovo le sta crescendo in mezzo al petto. In fondo è proprio così, quando riusciamo a nominare finalmente i traumi che ci angustiano, proprio là, siamo ad un crocevia in cui siamo pronti a lasciarceli alle spalle.

Silvia accudisce Saul. Mentre le note di Whiter shade of pale dei procul Harum approfondiscono e leniscono le difficoltà della loro relazione e intensificano i loro abbracci, il loro affetto sfocia in una cura reciproca, nel prendersi cura l'uno dell'altro. Saul, nel nebuloso e grigio incedere che rende impossibile ricordare quale tra le due camere da letto riposa Silvia e quale la figlia di lei, è guidato da un profondo ricordo che capiamo essere quello della moglie morta, anche lei provvista di una bella chioma rossa. Silvia nella cura per Saul, finalmente affronta i mostri del passato, fino all'ultimo quello più grande di tutti. L'uomo che l'ha abusata da bambina, suo padre, e quando veramente riesce a liberarsi e manifestarlo apertamente alla madre che non le ha mai prestato fede, ha finalmente trovato la chiave non per liberarsi del proprio passato, ma per intraprendere un percorso di guarigione emotiva che la porti a vivere senza paure il proprio futuro.

Un delicato film sulle possibilità della memoria, vista non come un serbatoio inesauribile di date, eventi e informazioni, ma deposito magmatico di caos e dolore, ma anche possibilità di vita e senso di pace e amore. Saul e Silvia (interpretati da due attori magistrali, anche se non tutte le scene sono perfettamente credibili) superano gli ostacoli della loro memoria, fino alla ricomposizione finale, forse idealistica, ma di fronte alla quale resta difficile non commuoversi. 




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