A Scanner Darkly - Richard Linklater

a scanner darkly

Mi accingo a scrivere qualche impressione sopra un film che mi ha completamente sopraffatto, un'opera sfuggente che non cessa di fotterti da tutte le parti, mentre pensi di averne carpito qualcosa. Linklater mette in scena l'omonima opera di Philip Dick, in maniera magistrale usando la tecnica del rotoscope, una tecnica di animazione in cui le figure umane risultano molto realistiche e che appare molto utile allo scopo che si prefigge. E già perché lo straordinario disegno orchestrato alla perfezione dal regista, annacqua, diluisce fino ad annientare la realtà, ne attenua i connotati, vanifica ogni tentativo di unità di prospettiva e ne trasforma l'esegesi ultima, come una luce che si sfalda in arcobaleno passando attraverso un cristallo prismatico. Non ci sono verità definitive, solo processi, sembra dirci Linklater sulla scorta di Philip Dick. Seguiamo quindi la vicenda di Fred, detective della narcotici, che si intrufola in una squattrinata e involontariamente comica gang di assuntori e spacciatori della "sostanza M", una potentissima droga che altera le percezioni, con effetti micidiali e deleteri sul cervello, e che lo porterà, infine, a calarsi, con il nome di Bob Arctor, in una esistenza diversa dalla propria, ma non meno vera e reale della prima.
Come Bob Arctor inizia a provare delle sensazioni per Donna (la ragazza del gruppo) forse che sono meno reali? non ne condizionano le scelte? Ma allo stesso tempo Bob continua ad impersonare Fred che deve controllare e accertare la pericolosità del gruppo. La polizia non conosce la reale identità di Fred, perché quando si trova in servizio è sempre provvisto di una tuta disindividuante che ne altera e deforma l'aspetto. Il suo servizio gli impone di indagare su Bob Arctor. Le mani che stringono il collo di Bob, sono le stesse che Fred sente attorno al proprio. Vivere significa essere in pericolo, scriveva Nietzsche. Dick rincara: vivere significa essere cacciati. E il predatore, troppo spesso, è solo la preda di sé stesso e degli ingranaggi di un sistema che gira in direzione opposta ai desideri individuali. La ridda di personaggi si trova a complottare e cospirare in un disegno che sfugge completamente ai nostri occhi e ad ogni logica razionale, in cui addirittura la compagnia privata incaricata della vigilanza e della rieducazione delle vittime della sostanza "M" è la stessa che la coltiva e la immette sul mercato. Persino l'inaspettato tradimento di Donna, che oscilla tra l'amante drogata di Bob e il supervisore di Fred, provvista anch'essa di tuta disindividuante, non è neanche l'ultima manipolazione di questa assurda e bizzarra storia, dove non c'è prospettiva che si ribalti in un'altra. Perché, in fondo, anche questo sembrano dirci Dick e il suo doppio Linklater, è impossibile smettere di credere alle proprie menzogne. Ogni giorno recitiamo un ruolo, indossiamo la nostra tuta disindividuante, fingiamo di sapere e di credere chi siamo e cosa facciamo. Ma ciò che davvero conta, il processo che ci trasforma e opera su di noi, ci sfugge irrimediabilmente. Resta celato sotto la superficie.

Commenti

  1. Film che non ho mai saputo come valutare, anche perché sono un superfan di Dick e questa è una delle sue opere più controverse...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Siamo completamente d'accordo sul fatto che non sia la sua opera migliore, però in nuce ci sono tutti i suoi temi più cari che poi ha sviluppato, forse meglio, altrove (Palmer Eldritch su tutti): ibridazione, identità, e droghe.

      Elimina
    2. Palmer Eldritch per me lo scrisse da fatto...

      Elimina
    3. probabilmente sì, ma rimane un capolavoro di lucidità anche da fatto

      Elimina

Posta un commento

Post più popolari