Lo and Behold - Internet: il futuro è oggi

Appare quasi incredibile che un regista come Werner Herzog, tanto legato nella sua opera all’interazione tra virtuale e reale, tra possibile e tangibile, sia giunto tanto tardi a liberare la sua lente distopica e il suo terribile carico di rappresentazioni spettrali nel campo digitale.
La creazione della rete appare come un viaggio a velocità esponenziale, che inizia nel 1969 e nel quale siamo ancora immessi, senza aver ben coscienza della reale portata del dinamismo della nostra carrozza, né dei lidi verso i quali siamo diretti. Herzog sembra dirci che tale tendenza sottende e implica qualcosa di molto più grande e maestoso: un modello di divenire, di eterogeneità sembra ormai sempre più in opposizione al vecchio dispositivo dell’identico, del categorico, dello stabile e del costante. Internet sembra forse il fulcro che meglio illumina tale tendenza in atto. 
In quest’Era non c’è corpo che non possa più essere definito a partire dalla propria possibilità di essere affetto, dalla sua capacità, cioè, di relazionarsi e di mutare se stesso e le sue idee a partire dall’incontro con un altro corpo, piuttosto che dalla descrizione delle sue caratteristiche intrinseche. Il secolo è integralmente internettiano perché già spinoziano: “ciascuna cosa, per quanto sta in essa, si sforza di perseverare nel suo essere”. Una cosa non è definita dalle sue proprietà interne, quanto dalla resistenza alla minaccia esterna e dunque dalla sua capacità di relazione con il fuori. Ogni corpo è sempre più un nodo di una relazione (link) piuttosto che una macchina. Internet abolisce ogni vita privata perché non ammette interiorità. La steppa degli spazi infiniti, non ha schermi, né protezioni dai pericoli all’orizzonte che sopravvengono improvvisi, senza annunciarsi, intempestivi, inattuali. Contro ogni identità costituita, il soggetto postmoderno non cessa di ricostituirsi, di fronte al fuori è imposta ai corpi un'esigenza continua di modificazione, mutazione e adattamento.
La minaccia è già effettiva, la realtà si presenta sempre più come una concrezione, l’attualizzazione di un possibile, in questo campo le azioni non smettono di produrre effetti collaterali che si estendono dal virtuale al reale. Il Pokemon Go supera ormai di gran lunga, mutando in farsa, gli incubi che Cronenberg solo presentiva in Videodrome poco più di trent’anni fa.
Dall’altra parte, il vecchio nemico non sta certo a guardare. L’apparato di controllo, come un ragno ricostruisce la sua tela. Si appropria dei tessuti connettivi delle relazioni, li mastica, li digerisce e li caca. Si avventa sul “fuori” e lo interiorizza. Il controllo funziona a spese di un fuori che ogni volta riterritorializza, definisce. La guerra sui metadati, la battaglia all’hackeraggio (guerriglia), ma anche l’impiego di questo contro i nemici di Stato. L’antico regime non può vivere senza marcare sempre nuovi confini, nuove categorie e definizioni. Una somma di azioni imprevedibili fonda una realtà prevedibile? Nuovi sistemi di assoggettamento tramano nell’ombra, ma chi cerca un sistema prevedibile lavora per un universo controllabile.
La prateria del world wide web si concede però solo temporaneamente a tali aleatori tentativi di conquista, essa si presenta sempre più come spazio liscio abitato da molteplicità liquide che creano e sciolgono i loro rapporti. Un immenso spazio liscio, incontaminata forma esteriore, un puro fuori. Un continuo stato di guerra che si autoalimenta. “La guerra che sogna se stessa” come diceva von Clausewitz.

Commenti

  1. Rocco, ho mandato a leggere la recensione il ragazzo che era ieri dietro noi

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