France - Bruno Dumont
"C'è una speciale provvidenza anche nella caduta di un passero. Se è ora, non è a venire; se non è a venire, sarà ora; se non è ora, pure sarà a venire, essere pronti è tutto"
(W.Shakespeare, Amleto)
Ovunque l'immagine è riassunta e rimasticata, sempre modificata, sempre meno appartenente al reale da cui la si astrae. Mi sono ricordato di quando da ragazzo inveivo contro i documentaristi che non intervenivano a scacciare il leone che si avventava sulla zebra o sull'antilope, in seguito ho pensato che fossero eccellenti professionisti, oggi penso che siano produttori di immagini. Non si esce da questa logica. Solo l'equivoco, lo sbaglio madornale, per un attimo, sembra schiudere una possibilità, una ventata di aria fresca finalmente, ma subito dopo esso stesso è sussunto, elaborato, masticato e rieditato dal sistema. La curatrice di immagine di France non cessa di celebrare marcatamente successi e cadute della sua assistita. E non bastano le buone intenzioni, ci si può emozionare di fronte al salvataggio di una barca di migranti, persino fare il viaggio della speranza insieme a loro, ma ogni reportage non fa che reificarli dentro un servizio, dentro un prodotto televisivo, dentro un altro dibattito politico. Corpi senza vita, senza parola. Secondo Dumont, France de Meurs può persino credere e sentire ciò che racconta, ma la narrazione sarà sempre tutt'altro da ciò che irrimediabilmente il sistema mediatico sottrae al campo del visivo e ripresenta privato e annichilito del suo potenziale destabilizzante. Mentre lo si chiama per nome, lo si descrive, lo si categorizza, lo si didascalizza, ogni fenomeno attutisce e stempera tutta la sua portata eccezionale. "Un Mostro" proferisce France alla donna che ha convissuto 20 anni con uno stupratore seriale, mentre quasi con empatia le accarezza la mano, "è importante che abbia detto questa parola perché la gente capisca" (o qualcosa di simile), in realtà il servizio "verità" che metterà in piedi frutto di tagli e montaggi, servirà solo in maniera consolatoria a soddisfare l'occhio arrapato di altri spettatori di quella fiera pornografica, l'occhio di altri mostri. Non c'è nessuna immagine vera pare dirci Dumont, meno che meno quella della tv verità, e l'unica verità (la verità su tutte le verità) è dare vita e appropriarsi della vita. In fondo il mondo presente per il quale nutriamo qualsivoglia interesse non è altro che una finzione, per questo come France, più fatichiamo ad afferrarne i connotati, con maggior enfasi proviamo ad elaborarne istantanee.
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