Titane - Julia Ducournau

"Cut word lines — Cut music lines — Smash the control images — Smash the control machine"

(William S. Burroughs)

Titane - Juia Ducournau



Una vita... difficile dire di più di una singolarità impregnata di sangue e materia ancorata al suo destino primordiale. Un vivente appare nel suo proprio corpo, gettato nel mondo: una piccola bambina nell'abitacolo di un auto conosce un trauma, ma sperimenta anche le possibilità e le passioni del proprio corpo. Così, un'incidente può essere per antonomasia una singolarità, un caso fortuito, ma può diventare una eredità inemendabile, se assume i caratteri di un marchio impresso sulla superficie della pelle. Laddove una placca di titanio segna il confine tra la donna e l'automa, quanto del suo modo di vita è l'esito necessario, quasi deterministico di quella ferita ancestrale? quanto della repulsione della sua identità femminile? quanto dell'asettico universo familiare che la circonda?. 

Titane
Tutto l'universo è l'esito meccanico di grandi macchine che ci sovrastano e ci determinano in molti modi. Le pesanti macchine del linguaggio, del lavoro e della scienza e della tecnica governano le nostre vite molto meno consapevolmente di quanto crediamo. Non si sfugge mai alla macchina diceva Carmelo Bene, forse in qualche puntata del Maurizio Costanzo Show. E in senso più o meno figurato la nostra vita è composta di ingranaggi e congegni meccanici che collimano, ma più spesso contrastano con le grandi macchine del sociale. Un trauma meccanico entra nella carne viva di una donna, ne marchia la pelle, ne incide il corpo, ne cinge la vita, da allora sarà un agitarsi di catene, un cilicio che ne modella e scolpisce le forme. La Ducournau leviga a colpi di martello e di cesello il corpo di Agathe Rousselle almeno tanto quanto Bernini fece con l'estasi di Santa Teresa D'Avila. Impossibile risalire la china della violenza efferata e del delirio omicida, spesso portato all'eccesso e all'esasperazione da una regia quasi porno voyeuristica: difficile non riconoscere nelle danze compulsive e nevrotiche, nell'esibizione ostentata dei corpi e nel ritmo pulsante e forsennato della musica elettronica,  una certa affiliazione, se non quasi un tributo, al cinema di Gaspar Noé. 
La regista non cerca giustificazioni consolatorie e alibi di comodo per la propria protagonista. In lotta per sfuggire alle ragioni del proprio corpo, forse nella rimozione/sublimazione di un possibile stupro subito, Alexia fabbrica, produce e immagina una verità accettabile, quella di essere stata posseduta da una cadillac e si figura di portare l'ibrida incestuosità frutto di quell'accoppiamento selvaggio, nei meandri del proprio ventre. Il desiderio è sempre rivoluzionario e non manca mai di nulla, diceva Felix Guattari, padre dell'antipsichiatria moderna, non si delira su mamma e papà, ma sul mondo, non sulla famiglia, ma sulla macchina che ci ingabbia da tutte le parti. Quel corpo di donna mutante, camuffato, negato si offre ad una nuova identità. Tutto parla di trasformazione, ibridazione e identità, insomma il discorso cardine della postmodernità, ma tutto viene presentato in una luce problematica, non c'è nessuna narrazione o inno ad una qualche ideologia, solo il disincanto profondo di vite singolari con i loro corpi, le passioni dei loro corpi e le idee di quei corpi. Alexia braccata dalla polizia finisce per trovare la protezione di Vincent che nella disperata ricerca del proprio figlio scomparso, si illude di averlo finalmente ritrovato. Tutto appare evenemenziale, un rapporto frutto di un destino cruento e niente affatto necessario, una singolarità e una vita che fiorisce, composta di sangue ossa e altri ingranaggi.

Commenti

  1. Personalmente l'ho trovato un film che parte benissimo (i primi 40 minuti sono oro che cola) per poi arenarsi quando è necessaria una fisiologica "pausa" dall'assurdo. Per me la Ducournau ha dei seri problemi ha bilanciare le cose...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Si sono d'accordo c'è una evidente frattura nel film, ma credo sia funzionale alla logica della narrazione. Penso che lo sbilanciamento di cui parli sia cosciente, nella prima parte assistiamo alle azioni del corpo, nella seconda alle sue passioni.

      Elimina

Posta un commento

Post più popolari